Gruppo di hacker e ex forze dell’ordine ha violato il Centro dati del Ministero dell’Interno, anche un’email legata al Presidente Mattarella.
Le autorità italiane sono coinvolte in un’indagine complessa che vede al centro una presunta organizzazione di hacker e ex membri delle forze dell’ordine, anche contro una presunta violazione dell’email del presidente Mattarella. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il gruppo avrebbe violato il sistema del Ministero dell’Interno, penetrando nel Centro dati grazie all’infiltrazione di “persone di fiducia”. Questo accesso illecito avrebbe permesso loro di manipolare e sottrarre informazioni riservate, creando una grave minaccia per la sicurezza nazionale.
In un’intercettazione dell’ottobre 2022, pubblicata dal Corriere, Nunzio Calamucci, considerato il braccio destro dell’ex “superpoliziotto” Carmine Gallo, sosteneva che “l’accesso al Centro dati del ministero dell’Interno avvenisse in due modi: attraverso un virus informatico (‘Rat’) che l’organizzazione ha inserito nei relativi server e grazie all’infiltrazione di persone di fiducia all’interno del gruppo di lavoro”. Questo gruppo, responsabile della manutenzione del sistema, avrebbe permesso all’organizzazione di avere un vantaggio significativo: “Abbiamo quattro anni e mezzo di vantaggio su tutti”, aggiungeva Calamucci. Come riportato da tg24.sky.it
Accesso alla mail di Mattarella
Un altro aspetto cruciale dell’indagine riguarda la presunta violazione di un account di posta elettronica nelle disponibilità del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Come riportato dal Corriere e Tg24.sky.it, ma non c’è ancora conferma.
In una seconda intercettazione, sempre risalente all’ottobre 2022 e pubblicata dal Corriere della Sera, Calamucci lascia intendere di aver “intercettato o essere riuscito a utilizzare abusivamente, se non a clonare” un indirizzo email associato al Capo dello Stato. Durante una conversazione con Gallo, Calamucci afferma: “Una mail intestata a Mattarella con nome e cognome, che se vanno a vedere l’account è intestato al presidente della Repubblica”. Questo episodio ha destato particolare preoccupazione tra gli inquirenti, poiché mette in evidenza una violazione di un’istituzione chiave dello Stato italiano.
Un’indagine allarmante
Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, intervenendo sul caso, ha definito la vicenda “allarmante”, elogiando il lavoro della Procura di Milano e dei carabinieri di Varese. Melillo ha dichiarato che l’indagine “consente di iniziare a unire qualche puntino e a comprendere meglio il funzionamento di un gigantesco mercato delle informazioni riservate”, facendo luce su come queste informazioni venissero poi utilizzate a fini aziendali o familiari.
L’inchiesta, che ha portato all’arresto di sei persone, tra cui Nunzio Calamucci e Carmine Gallo, amministratore delegato di Equalize, vede coinvolti oltre 60 indagati. Tra questi figurano anche nomi di spicco come Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe. Secondo gli inquirenti, la presunta organizzazione avrebbe acquisito illegalmente dati strategici da varie banche dati italiane, rendendoli disponibili per la vendita sul mercato nero. Il procuratore Melillo ha sottolineato che “per molti versi l’indagine è più sul punto di iniziare che di comportarsi”, richiamando la prudenza nelle valutazioni.
Con il progredire delle indagini, potrebbero emergere ulteriori dettagli su questo complesso e pericoloso caso di sicurezza cibernetica.